Bombolo

(Marf alias Mario Bonavita – Vittorio Mascheroni) 1932

Surreale canzoncina con un testo veramente sconclusionato, originariamente a tempo di “rumba grottesca”, diventò ben presto un inno contro uno dei personaggi più sgraziati del regime fascista (Buffarini Guidi).

La canzone Bombolo nacque per caso, come spesso succede, specie agli autori e compositori di rango. Mascheroni passeggiava con il fido Marf, di mattina, lungo una strada di campagna e vide passare un ometto tondo, basso e paffuto che camminava dondolandosi sulle gambette corte. Ai due artisti venne spontaneo di soprannominarlo Bombolo e proprio lì, seduti sull’erba, Marf cominciò ispirato a scrivere alcuni versi e Mascheroni, su un pezzo di carta trovato in terra, la musica. Due mesi dopo la canzone la cantava tutta l’Italia.

Bombolo, dedicata al capitano Enrico Cantù, è una canzonetta molto orecchiabile il cui motivo venne utilizzato in varie pubblicità (fra le tante anche quella della Nestlè) e che conquistò gran parte degli italiani, compreso la poetessa Ada Negri, cugina di Vittorio Mascheroni, e sembra lo stesso Pietro Mascagni che era un estimatore di Mascheroni. Fu incisa, fra gli altri, da Crivel, Gino Ruggiero, Miscel, Mario Latilla, ecc.

Tra le canzoni di Marf, Bombolo fu forse la più suonata nelle feste da ballo, la più cantata dalle mamme di quel tempo, la più fischiettata per le strade. Il successo di questa “rumba grottesca”, con quel ritornello orecchiabile, si ripercosse anche in campo artistico ed editoriale.

Fu proprio nel film “Siamo uomini o caporali?” che il grande Totò fece il suo ingresso in scena intonandone il ritornello e fu negli anni 1970/80 che la coppia comica “Bombolo-Cannavale” debuttò nel cinema leggero italiano ispirandosi a questo noto personaggio. Non è sicura l’ispirazione alla nota canzone del comico Franco Lechner, ma è possibile ipotizzarla.

Venne incisa in tempi recenti da Nicola Arigliano e venne anche inserita nella fiction del 2010 Le ragazze dello swing ispirata al Trio Lescano.

Era il più ammirato nei saloni

per le strane dimensioni

si credeva l’uomo più elegante

più galante nel suo dir;

sempre tutto quanto impomatato

ricercato nel vestir

e portava un abito a quadretti

i baffetti di Charlot.

Era alto così, era grosso così,

lo chiamavan Bombolo

si provò di ballar, cominciò a traballar,

fece un capitombolo.

Ruzzolò di qua, rimbalzò di là,

come fa una palla

per destin fatal cadde in un canal,

ma rimase a galla.

Pei suoi piccoli piè pel suo grande gilè

lo chiamavan Bombolo

e pensavano ahimè chissà mai cosa c’è,

sotto quel gilé.

Poi ne combinò da sbalordire

quando volle dimagrire.

Un dottore gli ordinò per cura

acqua pura, niente più.

Lui per far la cura più intensiva

ne inghiottiva tutto il dì

e così, nel mentre si curava

si gonfiava sempre più.

Un bel dì però il perché non so,

guadagnò un milione.

Tanto si gonfiò e si emozionò,

che scoppiò il pallone.

La Questura indagò quando in pezzi trovò

l’elegante Bombolo.

Dopo un lungo sermon

dichiarò in conclusion:

“L’ammazzò il milion!”